Al sicuro dai sicari
I fimmini siciliane sannu a sapiri taliari....

Cosa ha ispirato il personaggio di Ciccillo
Visitando la Riserva dello Zingaro, mi ero imbattuto in una vecchia Ape a tre ruote di un bizzarro rosa antico sbiadito e segnato dal tempo. Attorno un vecchio casale, la campagna e alle spalle un mare splendido. Chi poteva guidare quell'Ape? E così, quasi per gioco, cominciarono a montare i personaggi. Bizzarri, a dire il vero: lo stralunato Ciccillo, il protagonista, due giovani killer sprovveduti ma ambiziosi, un commissario pigro e incazzoso che non aveva alcuna voglia di fare il suo lavoro, sino a quella Raffa Bellanima che bionda era bionda; bella era, era bella; alta, era alta ma non quei due metri che gli avevano raccontato a scuola i suoi compagni....
Incipit
Si sa, capita di vivere una vita ordinaria, fatta di abitudini, normalità, di notti che tardano a passare in attesa di un nuovo giorno quasi del tutto uguale al precedente.
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Poi, improvvisamente, accade l'inaspettato. M'è sembrato di sentire un rumore, un rumore; ed ecco l'inimmaginabile, il sorprendente. Sarà bello o brutto, cosa buona o cosa cattiva?
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Dal capitolo 1
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E nella quiete sembrava svegliarsi Valderice, quella calda mattina di luglio, sotto un cielo terso e già luminoso, solcato da uccelli che stormivano disordinatamente, e con Bernardo Insolia che stava aprendo, di buona lena, la sua bottega di macelleria.
A Bernardo piaceva avviare le cose con calma e puntiglio; preparava i tagli di carne, curava l'esposizione al banco frigo, sistemava la cassa e gli spicci da dare in resto. Solitamente faceva tutto da solo, raramente veniva ad aiutarlo suo nipote Francesco, che affettuosamente chiamava, come tutti, Ciccillo spinto dal bisogno di qualche lira per comprarsi un pacchetto di sigarette o qualche fumetto in edicola. I clienti, non molti ma fedeli, erano prevalentemente donne sposate con almeno un paio di figlioli che, una volta a settimana, talvolta due, si recavano da quell'omone fidato, anche se burbero, per comprare un po' di carne per la domenica o le feste comandate.
....Quella mattina, inaspettatamente, Bernardo sentì bussare nervosamente sulla saracinesca chiusa a metà.
<<Chi èèèè?>> urlò col suo vocione.
<<Zio, zio, fammi entrare, per favore fammi entrare>>.
Era la giovane voce di Ciccillo, il figlio diciannovenne di sua sorella, che a quarant'anni s'era messa in testa di sposarsi con un impiegato comunale più giovane di lei e persino di fare un figlio. Ma questa era una questione di diciannove anni fa, appunto, mentre il picciotto, quella mattina, aveva deciso di venire a rompere i coglioni pure a lui.
<<Ciccillo ma che ci vieni a fare qua a quest'ora, nemmeno le sette e mezza sono>>.
Bernardo alzò la saracinesca e fece entrare suo nipote. Il giovane, con la zazzera scompigliata, era trafelato e rosso in viso.
<<Zio, che ti devo dire …. ieri hanno appeso gli scrutini a scuola e, niente, che ti devo dire, mi hanno bocciato. Insomma, sì, un'altra volta. Con mia madre avevamo deciso di tenere la cosa nascosta per un po' a mio padre. Vatti a fidare; stamattina m'ero alzato per fare una pisciata, mia madre mi ha visto e deve aver detto della bocciatura a suo marito, insomma a mio padre. Che ti devo dire, quello appena mi ha visto uscire dal bagno è diventato una bestia; mi voleva ammazzare, te lo giuro. Mi sono chiuso in camera, ma lui ha preso a battere sulla porta; ed allora, mezzo vestito e mezzo no, sono scappato dalla finestra; che per fortuna abitiamo a piano terra. E dove me ne potevo andare se non qui, da te, a cercare di proteggermi da quel toro scatenato>>.
Bernardo si fece una gran risata. Lui, per fortuna, non si era né sposato né aveva messo incinta alcuna donna; ed ora che aveva quasi sessant'anni, scoppiava di salute e non aveva preoccupazioni.
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Bernardo riprese a sistemare muscoli e filetti nel bancone quando sentì di nuovo, ancor più inaspettatamente, battere alla saracinesca con una nervosa insistenza.
<<Questo dev'essere tuo padre che ti cerca, stattene lì muto, all'angolo, e fai parlare solo me. Stai tranquillo che non ti faccio ammazzare, ah ah>>.
Bernardo sollevò la saracinesca e strabuzzò gli occhi. Invece di suo cognato Angelo, vide due picciotti con delle facce incarognite da mettere paura anche ad un omone come lui.
Quello più basso e con la faccia più carogna dei due prese a fissarlo dritto negli occhi e, per farlo meglio, dovette mettersi quasi in punta di piedi.
<<I fimmine siciliane s'hanno a sapiri taliari!>> disse il picciotto indirizzando una pistola sul petto di Bernardo, che fu così stupito e meravigliato da rimanere immobile come uno stoccafisso in attesa di vedersi sparare un primo ed un secondo colpo da quell'arma che si rivelò rumorosa oltre che assassina.
In effetti, al secondo sparo, Bernardo era già bello e che morto. Ci furono gran fiotti di sangue e Bernardo crollò pesantemente sul pavimento con lo sguardo definitivamente incredulo rivolto verso l'alto.
L'altro picciotto, quello con la faccia meno da carogna, si complimentò con il compare.
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