Pietro Vicari

Lettore e scrittore
 

I miei primi ricordi riguardanti la scrittura iniziano all'età di 6 anni: la poesia dedicata alla maestra Rosa Santangelo, il testo della prima canzone con un titolo un po' strampalato (I bicchieri cantano), io che la cantavo sbatacchiando i mestoli di legno su pentole e bottiglie. 

Durante le giornate in campagna, spesso volgevo lo sguardo verso la vetta del Monte Erice; ero convinto che l'abitassero antichi guerrieri, maghi, streghe e solo i nobili, gente ricca e sofisticata, con i loro camerieri e le loro figlie bionde e bellissime.    

Villegiavamo a Fontana Rossa da metà giugno a tutto settembre, in una casa di campagna tra pini e terra brunata, al tempo alquanto isolata. Era un luogo magico, dove potersi inventare le storie e così farsi compagnia perchè di giocattoli non ce ne erano e mancava pure la luce elettrica.

Ricordo il cielo di un azzurro carico, un sole brillante, il caldo soffocante di agosto. 

Bastava girare lo sguardo e laggiù c'era un faro semidiroccato, bombardato dagli Inglesi, e poi l'immensità del mare, che si stendeva all'orizzonte sino a baciarsi con il cielo.

Come non fantasticare, come non immaginarsi di tutto, mille vite, mille avventure e mille sogni.

 E la notte? Ah, la notte era illuminata da pochi lumini di cera, dalle innumerevoli stelle, dalla luna giallastra e, di sottofondo, le storie che ci raccontava mio zio Gianni, che aveva combattuto la guerra in mare e di posti ne aveva visti parecchi.

Ecco, mettersi a scrivere era una naturale conseguenza, oserei dire una necessità: là in campagna non c'era televisione, nemmeno libri, c'era solo la fantasia di noi bambini, poi diventati ragazzini. 

E poi? Quella casa di campagna fu venduta, dovette essere venduta. Ricordo ancora i miei pianti, io dodicenne con la consapevolezza di aver smarrito per sempre i miei sogni, i miei pensieri migliori, il mio luogo. Dopo non potevo che fuggire.

Forse, quando si diventa adulti e maturi, si ha il coraggio di tornare a fantasticare; leggere è come se non ti bastasse più: ora si può osare, ora puoi tornare, stavo per dire, a giocare...

In più ci sono le esperienze vissute, i viaggi, i sentimenti, i figli, l'amore ritrovato per la Sicilia, la possibilità di esplorare navigando con la fantasia e, perchè no, anche divertirsi come si faceva da bambini. Tornare. Scrivendo, appunto.